Verso le elezioni 2014: Progetto per Livorno, Toncelli "Se vince PD, punto e a capo, ovvero non cambia niente."

1. Bentornato su Immaginando Livorno, Cristiano! Siamo ormai a ridosso delle elezioni, come sta procedendo la campagna elettorale? 

Intensa. Stressante. Interessante. Coinvolgente. Diciamo che è una bella esperienza.

2. Partiamo dal principio, qual e' la tua storia? Chi e' Cristiano Toncelli? 

Io sono un cittadino qualunque che a 37 anni ha deciso di fare politica, iscrivendosi ad un partito del centrosinistra (era l’IDV). Questo partito aveva avuto l’ambizione di riuscire a cambiare il “sistema Livorno” condizionando il partito di maggioranza.  Crescendo eravamo riusciti ad avere persino il vicesindaco, incarico che ho assunto nel maggio 2010 per circa un anno. Proprio in quel ruolo, però, mi sono accorto che il sistema non si poteva cambiare dall’interno, perché le resistenze conservatrici sono enormi. Quando ho avuto una rottura con il mio partito e sono uscito di giunta ho ritenuto allora che fosse necessario procedere su una nuova strada. Insieme a molti compagni di viaggio, abbiamo quindi fondato Progetto per Livorno, che oggi ha l’obiettivo di essere presente nella politica cittadina, ma all’opposizione della maggioranza uscente.

3. Veniamo al programma. Quello di ora e' un periodo pieno di slogan e promesse. Cosa distingue, a livello locale, PpL dalle altre liste secondo te?

Una cosa senza dubbio ci distingue, nel panorama dell’opposizione alla coalizione di governo. Grazie all’esperienza nel ruolo di vicesindaco noi siamo l’unica lista di opposizione con esperienza di governo. Nel fare le nostre proposte abbiamo quindi cercato prima di tutto di verificarne la reale fattibilità. Il nostro programma contiene ovviamente anche degli auspici, ma sempre tenendo in mente un percorso per perseguirli. Un secondo elemento che distingue Progetto per Livorno è dato dal fatto che noi non ci identifichiamo nel classico schema “destra, centro, sinistra”, ma in tre valori: apertura, trasparenza, solidarietà. Con “apertura” parliamo di una città che accoglie i turisti, attira investitori, valorizza ed esporta la propria cultura. Una Livorno che sia parte del mondo, non un mondo a parte! Con “trasparenza” diciamo che le regole devono essere uguali per tutti e non ci devono essere pochi a cui è permesso tutto e molti a cui non è permesso nulla, ma anche che la città deve partecipare alle decisioni sul suo futuro e non subirle dopo che sono state prese da un comitato ristretto che sta in Via Donnini. Con “solidarietà” intendiamo che va ripensato tutto il meccanismo di supporto sociale perché questa città sta abbandonando intere fasce di popolazione al loro destino. Pensiamo ad esempio al dramma dell’emergenza abitativa, che è esploso negli ultimi anni. Ma se le cose negli ultimi anni sono cambiate, ora serve il coraggio di cambiare le cose.

4. Livorno cavalca le classifiche dei principali indici negativi: disoccupazione, deflazione, chiusura degli esercizi commerciali, ma anche infezioni da HIV e numero di sfratti. Qual e' la ricetta di PpL per porre rimedio a questa ecatombe economica e sociale? 

In questa città abbiamo due vere emergenze: lavoro e sociale. E’ evidente che se si risolve la prima,
Cristiano Toncelli
avremmo ridotto di molto anche la seconda. Però per creare le condizioni per creare lavoro serve un tempo che chi si trova in difficoltà non può aspettare. Quindi abbiamo un problema che si può risolvere a medio termine (il lavoro) ed uno che va affrontato a breve (il sociale). Per il lavoro dobbiamo puntare sulle potenzialità che abbiamo e il porto resta il nostro motore principale. Porto però significa anche crociere, e le crociere significano turismo. Ricordiamo allora che qui siamo stati capaci di far scappare a La Spezia quasi la metà delle navi che arrivavano e per giunta il Presidente della Porto2000 è stato pure riconfermato! Turismo poi significa Venezia, dove una politica ottusa vorrebbe costruire cinque condomini di sei piani in Piazza del Luogo Pio! Poi, va fatto un Piano Strutturale (la pianificazione urbanistica) lavorando con Collesalvetti, mentre finora Livorno ha lavorato solo con se stessa e per se stessa. Insomma, va cambiato tutto quello che è stato fatto (o non fatto) negli ultimi anni. Per il sociale, invece, dobbiamo riprendere tutto il bilancio, guardarlo euro dopo euro e riassegnarlo in funzione dell’efficacia. Vanno sospesi i piani di recupero e concentrato il patrimonio pubblico inutilizzato per risolvere l’emergenza abitativa. Va creata una Agenzia per il Lavoro che supporti i disoccupati, che oggi facilmente finiscono per scoraggiarsi nella ricerca di un lavoro e cadere nell’abisso della disperazione. Vanno controllati “a tappeto” i requisiti di occupazione delle case popolari. Vanno sviluppate forme di coabitazione di co­housing... Mi fermo qui, ma c’è molto da dire e da fare.

 5. E' pensabile trovare una soluzione locale senza l'appoggio diretto delle istituzioni regionali e nazionali?  

Livorno soffre di un esasperato auto­isolamento generato dalla falsa convinzione di potersi mantenere sempre uguale a se stessa. L’incredibile incapacità del dialogo persino con Collesalvetti (due popoli divisi dalla barriera di una unica Federazione PD…) ha generato assurdità come l’inutile interporto che giace nella piana di Guasticce. Senza contare che per fare investimenti infrastrutturali importanti (come la Darsena Europa) servono appoggi esterni e Livorno ha ha scarsissima presenza nelle istituzioni di livello più alto. Una delle cose da fare sarà quindi ricostruire un dialogo a livello regionale e nazionale, in modo da uscire dall’isolamento e rientrare in un contesto più ampio. Noi di Progetto per Livorno la chiamiamo “apertura”.


6. Livorno aveva uno dei porti più importanti d'Europa, ma dagli anni '80 ad oggi il declino e' stato inesorabile. Cosa propone PpL sull'argomento? Quali i passi necessari per una ripresa stabile e duratura? 

Negli anni ‘80 il nostro era il secondo porto d’Europa e ora è fuori dalla lista dei primi quaranta, il che la dice lunga su quanto il nostro declino venga da lontano. Oggi dobbiamo recuperare i quindici anni perduti in cui non abbiamo fatto quegli investimenti infrastrutturali che erano necessari per tenere il passo degli altri scali. Parlo del progetto della Darsena Europa, che gli “orticelli portuali” hanno rifiutato perché metteva a rischio il quieto viviere di quegli equilibri che hanno portato lo scalo al declino. Da anni esiste infatti un fenomeno chiamato “gigantismo navale”, qui volutamente ignorato, che fa si che le navi da carico in servizio stiano diventando sempre più grandi, mentre il nostro scalo attuale ha limiti strutturali non superabili. Le banchine non possono scendere oltre i 13 metri di fondale, l’accesso è molto stretto e servono più rimorchiatori per manovrare ogni nave (il che significa costi più alti rispetto agli scali concorrenti) ed altro ancora. La soluzione individuata da tempo è l’ampliamento dello scalo verso il mare, cioè appunto il progetto della Darsena Europa. Nel frattempo ci sono cose da fare a breve termine. Parlo di quello che è già previsto: le ferrovie in Darsena Toscana (ma riattivando anche i binari che arrivano fino a Guasticce), l’allargamento del canale di accesso (è in corso di assegnazione l’incarico per la realizzazione del “microtunnel” che serve a spostare le tubazioni ENI), l’approntamento del Molo Italia Nord per spostarvi i forestali e dedicare finalmente l’Alto Fondale solo alle crociere, la sistemazione della sponda Est della Darsena Toscana per potervi rilocare il TCO. In generale, gli atti che sono stati recentemente approvati (parlo della zonizzazione e il PRG) vanno nella direzione giusta.

 7. Qual e' l'ambizione elettorale di PpL? Quale il ruolo che vi auspicate? 

Tutti vorrebbero ovviamente vincere e anche noi lavoriamo per questo. Usando del realismo, però, posso dire che se entrassimo in Consiglio Comunale avremmo la possibilità di incidere molto sulle vicende cittadine, perché abbiamo competenze e idee chiare. Resta poi da vedere cosa succede al primo turno. Ovviamente, speriamo nella possibilità di un ballottaggio, nel quale potrebbero esserci delle sorprese.

 8. A Livorno si assiste da anni ad una fuga verso l'ASL di Pisa, con relativi costi di compensazione per quella labronica, finendo per impoverire l'azienda locale e alimentare questo circolo vizioso. Come risolvere la situazione? Qual e' la vostra posizione circa il nuovo ospedale? E' poi tutta li' la questione o c'è altro su cui 
focalizzare l'attenzione? 

L’ospedale è solo una delle questioni. Le intollerabili liste di attesa per esami importanti, come gli screening tumorali, non si risolvono con una struttura nuova. La fuga verso l’ASL di Pisa è il risultato di scelte sbagliate. Livorno avrebbe dovuto tenersi stretto anni fa il ruolo di ospedale di livello provinciale, ma avrebbe dovuto esserci il Lotto Zero (il prolungamento della variante fino a Quercianella). Invece ora, anche con la presenza del nuovo Ospedale di Cecina, è evidente che la struttura di Livorno è destinata a servire solo la città. Il processo di riorganizzazione della sanità e la vicinanza alle strutture pisane ha fatto il resto. E’ inutile girarci intorno. Anche qui la nostra città ha costruito il suo declino. Detto questo, è evidente allora che
un’ospedale dedicato alla sola città non può sorgere al suo estremo sud, quindi la collocazione a Montenero è sbagliata. Il risultato (visto che spesso la variante si blocca all’altezza di Coteto
e via Mondolfi non sta meglio) è che dai quartieri Nord si andrà direttamente a Cisanello, aggravando ulteriormente il declino. Detto tutto questo, però, noi riconosciamo che la struttura di Viale Alfieri è bella ma vecchia nella sua concezione. Proponiamo allora che le si affianchi una struttura più moderna sul lato verso Viale Carducci, riutilizzando così i servizi già rinnovati dell’attuale struttura (senza quindi buttare via i soldi già spesi). In questo modo si recupererebbero risorse da impiegare per, ovviamente, migliorare i servizi sanitari, realizzare il sottopasso alla Stazione (che faciliterebbe l’accessibilità della struttura attuale dalla Variante) e (con quel che avanza) recuperare le Terme del Corallo (che sarebbero finalmente liberate dall’orrendo cavalcavia).

 9. Livorno ha un suo patrimonio artistico di rilievo, seppur dimenticato e quasi sepolto da polvere, macerie ed incuria, come ridare lustro alla città? Avete un'idea su dove trovare eventualmente i capitali per restituire alla città i suoi monumenti storici, quali ad esempio le fortezze e le terme del corallo? Qual e' e quale sarà il vostro rapporto con le decine di associazioni culturali presenti sul territorio? Cosa ne pensi della rinuncia del Prof. Panessa? 

Ci sono molti luoghi diversi, quindi soluzioni diverse. Per la Venezia, noi proponiamo di cercare di fare un’operazione simile a quella che il Guggenheim ha fatto a Bilbao. Visto che siamo la porta della Toscana, che da noi passano milioni di turisti in transito (tra crociere e traghetti), che abbiamo la ferrovia di San Marco (in disuso) che arriva lì ad un passo, che ci sono strutture antiche (le Fortezze) e persino in abbandono (gli Ex­Macelli),  vediamo se qualche isituzione museale di livello internazionale sarebbe interessata a investire su Livorno. Per gli investimenti sul resto del quartiere, data la sua bellezza, crediamo che si debba e possa accedere a fondi europei. Le Terme del Corallo le recupereremmo con una diversa operazione sull’Ospedale (come ho detto prima), destinandole poi a campus universitario (visto che sono vicine alla stazione ferroviaria). Per le vestigia della Livorno delle Nazioni (i cimiteri degli Inglesi, Olandesi, Greci ed altro) occorre recuperare l’interesse delle diverse nazioni con una operazione di gemellaggio culturale che recuperi la grande ed importante memoria della Livorno delle Leggi Livornine. Circa la rinuncia del Prof. Panessa, capisco lo scoramento di chi ha lottato per tanto tempo per salvare la memoria cittadina,
però credo anche che questo sia il momento nel quale impegnarsi perché la città può decidere veramente di
cambiare.

 10. A Livorno sembra essersi persa l'identità tipica delle città toscane. Pensate sia possibile recuperarla? Se si, come? 

A Livorno è avvenuto un processo di de­culturalizzazione di massa. L’identità non è andata perduta nel senso usuale di una modernità che cancella le antiche abitudini. La perdita di memoria e di substrato culturale ha rinchiuso la città nel suo cliché più stereotipato di città rozza ed ignorante. L’isolamento, poi, è stato funzionale a questo processo di perdita di memoria così che l’identità, che dovrebbe essere elemento di orgoglio nel confronto con le altre realtà, è diventata una gabbia nella quale i livornesi si sono chiusi. Ma a parte la Livorno schietta e popolare delle battute salaci, che fa parte comunque del nostro essere, noi vogliamo affermare che esiste anche quella cosmopolita e tollerante della Livorno delle Nazioni, quella vitale e tormentata di Modigliani e Mascagni, quella austera e intensa del Fattori. Siamo molto di più di ciò che crediamo di essere oggi, ma per affermarlo dobbiamo imparare di nuovo cosa siamo e farlo conoscere al mondo, uscendo da quel guscio che ci siamo costruiti intorno.

 11. Come pensate di rendere la città più attrattiva per l'imprenditoria? 

Partiamo intanto dal fatto che per attirare qualcuno occorre dargli le possibilità di investire qui. Fino ad oggi gli orticelli rinchiusi nelle loro rendite di posizione hanno impedito che arrivassero altri soggetti. Ricordiamoci la Costa Concordia, che tutta Italia si litiga perché crea lavoro e che noi, a cui l’avevano proposta per primi, l’abbiamo rifiutata perché disturbava le operazioni immobiliari della Porta a Mare. Bene, cominciamo allora a capire che occorre valorizzare le competenze, non le appartenenze. Detto questo, dobbiamo creare le occasioni per attirare imprenditori e questo lo si fa con una pianificazione territoriale che non sia più solo cittadina, ma di territorio. Dobbiamo cercare investitori per riattivare la ferrovia che unisce la piana di Guasticce al porto, individuare aree specifiche per l’insediamento di imprese, stipulare accordi con la ricerca pisana e le associazioni imprenditoriali. Tutto questo, poi, va unito ad un marketing territoriale che sappia vendere (in senso buono) ciò che abbiamo, cioè dobbiamo andare a cercare investitori prima ancora che aspettare che arrivino.

  12. In caso di una posizione di rilievo nella prossima amministrazione, avete dei nomi da proporre che abbiano le competenze necessarie?

Ho certamente in mente dei nomi, ma sarebbe prematuro farli ora. Prima di tutto noi ci siamo posti il problema di come organizzare la squadra, cioè di come ridistribuire le deleghe, perché l’attuale suddivisione risente di gravi errori. Avendo avuto una esperienza diretta di gestione, mi sono reso conto di molti miglioramenti che si possono fare. Prima di tutto vanno unite le deleghe al Turismo ed alla Cultura in un solo assessorato, perché l’uno si fa con l’altra e la seconda si valorizza con il primo. Poi devono andare insieme Mobilità e Ambiente, perché il 40% delle polveri sottili viene dal traffico veicolare e un buon piano della mobilità deve tenere conto di questo. Ancora, quelle al Bilancio e ai Fondi Europei, perché le risorse non si devono trovare solo con le tasse (ricordiamoci la nostra “maxi­IMU” 2012!). L’Urbanistica deve stare insieme con Portualità e Sviluppo, perché come dicevo lo sviluppo si fa con la pianificazione territoriale. L’Edilizia Residenziale Pubblica va tolta dall’urbanistica, come ora, e va messa insieme al Sociale, perché la sua funzione deve essere appunto, prima di tutto, “sociale” (cioè, detto in altro modo, è più importante chi ci abita piuttosto che... chi costruisce). Ci vuole poi una delega al Lavoro, perché le troppe crisi aziendali richiedono una risorsa dedicata, a cui dare anche una competenza sui giovani, perché sono i primi che
soffrono della mancanza di lavoro ed opportunità. Le ultime due, invece, sono Sport e Scuola.

 13. Il candidato sindaco del PD e' Marco Ruggeri. A prescindere dalla considerazione personale, credi che politicamente rappresenti una discontinuità nel PD?

Marco Ruggeri è cresciuto politicamente grazie alla parte conservatrice del suo partito. Anche la sua individuazione come candidato del PD è avvenuta solo grazie a quel gruppo. Lui non è espressione dell’anima riformista del PD, che un cambiamento lo avrebbe voluto. Poi, ha condiviso le scelte del passato, anzi le ha avallate quando era segretario della federazione. Per questo, lui oggi non è credibile quando dice di voler fare “punto e a capo”. Anzi, noi diciamo che se vince il PD sarà Livorno ad essere... punto e a capo. Cioè, al punto di partenza.

 14. Lasciamoci con una promessa per i livornesi, qualcosa di cui ti senti sicuro al 100%, un cavallo di battaglia o qualcosa di sorprendente. Cristiano Toncelli e PpL promettono che, se dovessero vincere le elezioni.... 

Come ho detto, ci sono tante cose che vorremmo fare. Vorremmo fermare il progetto di Piazza del Luogo Pio, far entrare Esselunga (perché la concorrenza ci deve essere per tutti, anche per la Coop!),, riattivare le riparazioni navali ripristinando la funzione del bacino in muratura, trovare finanziamenti per la Darsena Europa, recuperare la storia e la cultura della città…  Dovendo dirne una, una sola, voglio indicarne una relativamente piccola ma di grande valore simbolico. Una cosa facile, da fare subito. Voglio cancellare immediatamente quella assurda ed anacronistica scritta che deturpa il muro della Fortezza Nuova e che si può “ammirare” da Piazza Repubblica. Cancellarla significa far metaforicamente avanzare la città e i suoi abitanti dagli anni ‘70, in cui si è fermata, agli anni ‘80. Sarebbe un primo passo in avanti, per far capire subito che la musica è cambiata davvero!

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