Povera Livorno, l'ultimo tramonto.

Foto da guidatoscana.it
Livorno ha davanti a se' un tramonto, di quelli nordici di fine estate, quell'ultimo tramonto prima di sei interminabili mesi di notte. Probabilmente consiglierei di guardarlo bene questo tramonto, di goderselo e focalizzarsi sulle ombre ancora percettibili, di ricordarsi il dettaglio piacevole ancora illuminato dal sole morente, cosi' da far proprio un ricordo da poter tramandare a chi, di questa luce, potrà solo ascoltarne i racconti degli altri. Livorno e' un paziente in stadio terminale, un uomo con uno sguardo ancora pieno di vita ma rassegnato alla morte, sguardo difficile da affrontare, che riempie di rimpianti.

E se e' vero che la politica e' la figlia diretta di una realtà locale, l'analisi si fa ancora più angosciante. Svuotiamo la testa da sogni, progetti, elucubrazioni mentali e cerchiamo di essere il più pragmaticamente cinici. Davanti a noi il vuoto.
Da una parte un Partito Democratico vittima di se' stesso, privo di idee, che va avanti per inerzia, verso il baratro. Un partito che ricorda l'URSS del '90, ormai un gigante svuotato, che mette a nudo la sua inadeguatezza e non ha più tappeti abbastanza grandi da nascondevi sotto tutta la polvere. Dall'altra un'opposizione sterile, al più accondiscendente, che per sopravvivere ha bisogno di mantenere lo status quo, di fare da stampella a quel gigante morente, che se cade son dolori per tutti. E nel mezzo il marasma, tanti piccoli pezzi di un puzzle enorme e confusionario, dove la buonafede e l'impegno inevitabilmente si annacquano tra sigle, liste e candidati, rendendo l'elettore ancora più perplesso di quanto non sia già.

Non c'e' un'idea di fondo e chi la ha non ha minimamente la forza per poterla mettere in pratica, o semplicemente non ne ha le capacita' tecniche. E la cosa ancora più avvilente e' il silenzio dei cittadini, che stanno a guardare come fosse un talk show, che si limitano ad assimilare notizie precotte e preconfezionate.
Non sono ottimista, nonostante gli sforzi.
Mancano ormai circa 3 mesi alle amministrative e non c'e' neanche un candidato sindaco, un programma, un'idea di fondo per lo sviluppo economico-sociale della città. La quarta città della Toscana che subisce passiva lo svuotamento politico e istituzionale, che si vede "sezionata" anche nei collegi elettorali (La "grande riforma" elettorale di Renzi taglierà Livorno in due, mezzo feudo di Pisa e mezzo di Piombino), una città che assume un atteggiamento passivo su qualsiasi situazione, locale o nazionale (vedasi smantellamento della Concordia; accorpamento delle province; riordino delle asl; riforma del trasporto pubblico locale; piano strutturale dei porti italiani).

Una barchetta di carta in mezzo al mare in tempesta.

E viene da sorridere (amaramente) quando migliaia (11.000, con gli stessi voti si prende un buon 12-14% alle amministrative) di persone si "masturbano", metaforicamente parlando, per un gruppetto su Facebook lanciato da Il Tirreno, dal titolo "Sei livornese se..." mentre iniziative ben più meritevoli naufragano nel silenzio. Provo la stessa frustrazione che proverebbe un professore di fisica nucleare in una classe di prima elementare.  

E quindi, direte voi, che fare?

Impegnarsi. Svuotare la testa, fermarsi, ragionare e prendere una decisione. La politica, nonostante il teatrino penoso sempre più imbarazzante, e' una cosa seria, serissima. E a chi mi dice "sono tutti uguali" beh, io rispondo che finché ci si limiterà ad apporre una X su una scheda elettorale (o a non farlo), saranno sempre "tutti uguali", uguali alla nostra indifferenza. La politica deve diventare parte integrante della nostra vita, un punto fermo verso il quale tendere, non puo' limitarsi all'azione del voto o del non voto. Solo cosi' quell'uomo dallo sguardo morente, potrà ritrovare la speranza di una cura. Solo cosi' potremmo rassicurare il tramonto e promettergli una nuova alba.    

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