Riprogettare Livorno: cosa vuole essere da grande?

Comincerò con un paragone, quello con una "tavola". Quando siamo invitati a cena, la tavola che ci aspetta ci dice molto di chi ci sta ospitando, dalla apparecchiatura si può capire l'importanza del pasto o dell'occasione. Una tavola con inserti rossi e dorati, col "servito buono", ci fa subito pensare ad una cena natalizia; una con tovaglia di carta e piatti di plastica ci fa intuire una cena spartana; una con tovaglia ricamata, con tante posate ordinate, il cucchiaino per il dessert e il coltello per il pesce, ci fa intuire una cena importante, di rappresentanza.
E Livorno come e' "apparecchiata"?
Quanto e' importante anche solo l'aspetto estetico di una città per attrarre investimenti? A mio parere e' importantissimo, direi fondamentale. Non staro' a parlare di "degrado", cosa che peraltro già detta e ridetta, ma piuttosto di "lustro civico".

Livorno non ha più neanche la faccia tosta di nascondere le proprie difficoltà, e' quella che e', senza alcuna pretesa. Eppure qualche pretesa potrebbe anche averla, anche solo di "facciata", per rendersi minimamente credibile e appetibile. L'importanza dell'estetica (nel suo valore più trascendente) non va sottovalutata e la cosa più incredibile e' che non ci vuole un grande impegno per mettere in pratica qualche "trucchetto" che inganni l'occhio (e la mente) a fin di bene. Anche un "rozzo contadino" se immerso in una realtà raffinata dopo qualche tempo comincerà a cambiare il suo atteggiamento, e' una questione empatica innata, l'uomo in se' e per se' in quanto "animale sociale" e' portato naturalmente ad adattarsi alla "cultura dominante" che lo circonda. Per questo credo che il compito della prossima amministrazione dovrebbe essere quello di dare "lustro civico" alla città con dei piccoli accorgimenti poco costosi ma efficaci, cosi' da dare una "forma" al progetto Livorno. Perché, parafrasando Aristotele, e' necessario un "motore immobile" verso cui tendere, un'idea di fondo alla quale ambire, un orizzonte da osservare. A Livorno tutto questo manca, la politica non ha ancora risposto alla domanda fondamentale: cosa vuole essere Livorno da grande?
Vuole essere un grande bacino portuale?
Vuole riscoprire la sua vocazione di Città delle Nazioni?
Vuole essere un inseme di queste due cose diventando uno snodo cruciale del turismo interno ed esterno?
Eppure guardandomi intorno non vedo niente che lasci intendere anche una sola di queste vocazioni.
Basterebbe anche solo inventarsi un "simbolo" e uno slogan e "tappezzare" intelligentemente la città per riscoprire un orgoglio sano e produttivo, qualcosa che crei un legame tra ciò che Livorno può offrire. Un esempio? Scegliere un colore, ad esempio il "blu", e creare tanti cartelli quanti sono i monumenti storici della città, con una descrizione della loro storia in italiano ed inglese, con un simbolo distinguibile e riconoscibile, numerarli e creare un percorso da seguire per chiunque lo volesse, magari con una storia argomentata della città che ne esalti le sue peculiarità, crearne poi un pamphlet multilingua da consegnare a chi scende dalle navi da crociera, cosi' da seminare il germoglio della curiosità. Fare in modo che anche l'osservatore "di passaggio" e addirittura il cittadino si chieda quale sia il nesso e portarlo cosi' ad informarsi in maniera più approfondita. Raccontare la storia di Livorno in maniera avvincente, far tornare alla mente i "fossi" pieni di personaggi di diverse culture che dialogano, urlano, commerciano, pregano, raccontare l'unicità della comunità ebraica e le origini misteriose della città. La storia ci ha fornito argomenti abbastanza validi da poter essere raccontati, perché non farlo?
Ma questo esempio potrebbe essere esploso su moltissimi altri temi.
Il "Quartiere Venezia"? Perché non creare, con dei pannelli (con colore e simbolo di cui sopra e storia del quartiere) posti negli "accessi principali" una sorta di "porta di ingresso" cosi' da valorizzare la tipicità del quartiere? Cosi' da far capire a chiunque che passando da quelle installazioni si accede ad una particolarità della città.
La "nuova" Piazza Grande? Perché invece di sterili palme non munirla di sculture che ricordino le opere di Modigliani e far capire che ci si trova nella città di un grande artista internazionale? O magari proporre un concorso per scultori locali, con lo scopo di ricordare opere dei "grandi" livornesi e poi far votare le più belle ai cittadini, spargendole nei luoghi "strategici" della città. Un po' di inventiva insomma!

Bisogna dare una struttura, un senso, un perché, cosi' che si possa essere orgogliosi di qualcosa di tangibile e non più dell'ormai banale "Livorno dello scoglio". Cosi', a mio parere, si potrebbe infondere nel Livornese un po' di sano orgoglio conservativo, quello moderno e al passo coi tempi, che porti naturalmente alla preservazione della città e contemporaneamente al suo arricchimento. Fateci caso, nelle città più belle e "pretenziose" i cittadini spesso hanno un'educazione civica superiore. Perché l'estetica, di cui parlavo prima, va a creare un circolo virtuoso appagante alla vista e alla coscienza. Bisogna apparecchiare la tavola come per le grandi occasioni se vogliamo invitare a cena gli investimenti.  
   

Commenti

  1. Non posso che concordare, a Livorno si è perso il concetto di bello e di curato.... Ci vuole una rivoluzione,ma mentale !!! Mi fa piacere che hai parlato anche di cartellonistica dedicata a Modigliani, in quest'ottica si inserisce il progetto del nostro blog !

    Ako

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  2. Mi trovo d'accordo con queste parole, ma mi chiedo e ti chiedo..perché delegare all'amministrazione certi compiti e proposte quando potremmo essere noi cittadini a essere protagonisti?

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