Terzo appuntamento della rubrica "A domanda rispondo". Oggi l'ospite del blog e' Cristiano Toncelli della lista civica "Progetto per Livorno" ed ex vice sindaco.
- Cristiano, per prima cosa raccontaci, cos'è Progetto per Livorno? In cosa si distingue dalle altre liste civiche? Ci puoi brevemente descrivere il percorso dalla nascita ai giorni nostri?
PpL è nato a febbraio 2012, inizialmente per iniziativa di alcuni che avevano lasciato IDV, ma poi presto allargandosi a comprendere persone con storia politica diversa ma accumunate dalla stessa passione, quella che ci porta a sognare una Livorno ben diversa da quella che abbiamo, più dinamica, più aperta, più solidale.
- Livorno soffre di una crisi d'identità senza precedenti, qual è la causa a tuo parere? Quali le soluzioni che propone PpL?
Livorno non ha propriamente una crisi di identità. E’ anzi il suo voler non cambiare mai identità a portarla in
crisi. E’ il suo voler non cambiare mai in un mondo che cambia velocemente ad averla portata al declino. Stando fermi quando gli altri avanzano di fatto si rimane indietro, ciò che appunto è successo a Livorno. Per superare questo, PpL costruisce la sua proposta politica su tre temi. Il primo è “Apertura”, che significa che Livorno deve smettere di credersi un mondo a parte. Deve anzi iniziare a pianificare il suo sviluppo con i territori adiacenti (mentre ancora oggi si continua a pensare di poter fare un Piano Strutturale senza Collesalvetti). Deve saper accogliere chi viene per investire (mentre oggi le occasioni che arrivano dall’esterno sono malviste perché mettono a rischio l’equilibrio esistente). Deve saper accogliere i turisti (mentre invece siamo stati capaci di mandarli via, vedi il disastro che è stato fatto con le navi da crociera). Deve saper dare spazio alla libera iniziativa e alla creatività (che invece sono viste male perché rompono la corazza del conformismo). Il secondo tema che per PpL è fondamentale è “Trasparenza”. Le decisioni di questa città sono discusse e prese in totale opacità e poi applicate nelle istituzioni, frutto di una politica in cui amministrazioni e partiti (anzi, un solo partito) si considerano una cosa sola. Serve invece una condivisione per costruire un futuro che sia di tutti. Serve partecipazione, ma non parliamo dei chiacchierifici che sono stati “Pensiamo in Grande” e “Cisternino 2020”. Faccio un esempio: per ristrutturare lo Chalet della Rotonda si è calata la solita soluzione dall’alto, ma si poteva invece pensare di aprire un concorso aperto di idee, ricevendo più progetti diversi (anche se economicamente equivalenti), e chiedere ai cittadini di scegliere quello che preferivano. “Trasparenza” significa poi anche che le stesse regole devono valere per tutti, mentre oggi ci sono pochi a cui è permesso tutto e molti a cui non è permesso nulla. Infine c’è “Solidarietà”. Il campo del sociale è quello più emblematico. Abbiamo un numero enorme di alloggi popolari ma siamo la capitale degli sfratti. Perché? Perché le case popolari non sono oggi occupate da chi ha più bisogno, e così per tante altre cose. Non si è capito che la crisi ha colpito duramente il tessuto sociale di questa città e che si doveva adattare il metro con cui si spendevano le risorse. Il risultato è che non si è dato risposta sufficiente alle nuove emergenze. Risultato paradossale che vediamo è che le politiche sociali hanno finito per farle più i collettivi che operano illegalmente che le istituzioni.
- Come giudichi l'operato della giunta Cosimi?
L’operato di una giunta si giudica dallo stato di una città, che è sotto gli occhi di tutti. Purtroppo tantissimi temi non sono stati sviluppati come dovevano. Il più delle cose sono state rinviate, perché la colpa più grave è aver rinunciato alla prima opposizione che sorgeva. Beninteso, quando ho fatto parte della giunta per poco più di un anno ho cercato di dare al meglio il mio contributo, quindi mi carico della mia parte di responsabilità, ma dico anche se si pensa che la colpa sia solo del Sindaco e della giunta non si coglie veramente l’essenza del problema. Anche ove l’Amministrazione sarebbe stata intenzionata ad andata avanti, erano i partiti a mettersi di traverso. In particolare il PD, ormai è incapace di essere motore di innovazione. Nell’impossibilità di riuscire a generare una visione nuova (qualcuno ricorda lo slogan “Livorno che guarda oltre”?), l’unico modo che ha di tenere in equilibrio le diverse correnti è il non fare nulla, perché così non scontenta nessuno. Però così non si va da nessuna parte.
- PpL difficilmente vincerà le elezioni, partendo da questo, cosa ti auspichi per le prossime amministrative? Chi ti auguri vinca (realisticamente)? Sareste disposti a collaborare con un'eventuale maggioranza a voi gradita?
Noi ci auguriamo che vinca il cambiamento, che per noi è una nuova visione di città costruita sul pragmatismo di idee concrete e non sulle sirene del populismo. Per poter sperare in questa vittoria bisogna però dare ai cittadini questa opzione sulla scheda elettorale. Questo è il nostro obiettivo, e speriamo di non essere da soli a perseguirlo. Non siamo interessati a fare le ruote di scorta di qualcuno, ma ad essere parte delle energie di questa città che intendono mettersi in gioco in un progetto che rovesci il conformismo e l’immobilismo che imperano. Detto questo, se guardiamo al panorama politico non ci resta che l’imbarazzo della scelta su dove sia la padella e dove la brace. Vediamo un gran deserto di proposte riempito di chiacchiere e litigi. Siamo sconfortati se guardiamo ad un PD perennemente impegnato in infinite lotte tra correnti, oppure ad un PdL frammentato oltre ogni misura che magari pensa che proporre una conservazione di segno opposto si possa scambiare per cambiamento, o ancora ad un Movimento 5 Stelle già diviso al suo interno e praticamente inesistente nelle proposte. No, per ora non sappiamo cosa auspicare, a meno che qualcuno non sia disposto ad iniziare a parlare sul serio di “apertura”, “trasparenza” e “solidarietà”.
- Uno dei problemi principali della città è la mancanza di lavoro. Cosa proponete al riguardo? Si può realisticamente pensare di migliorare le cose a prescindere dalla situazione nazionale?
Certo che si può! Realisticamente nessuno può promettere di “creare il lavoro”, ma si può promettere di “creare le condizioni per creare il lavoro”. Livorno ha una enorme potenzialità, finora sfruttata solo in piccola parte, costituita dal suo porto e dal suo territorio. Basterebbe intanto smettere di difendere strenuamente gli orticelli che occupano il nostro scalo e dare spazio agli imprenditori più dinamici (di Livorno o di fuori che siano, senza guardare in faccia a nessuno) perché si inverta la tendenza al declino. Sempre sul porto, guardando al lungo termine, dobbiamo puntare alla realizzazione della “Darsena Europa”, cioè all’espansione a mare dello scalo. Abbiamo un Interporto di Guasticce quasi inutilizzato che dovremmo trasformare in retroporto collegandolo via ferrovia alle banchine. Dal punto di vista urbanistico dobbiamo iniziare finalmente una pianificazione congiunta con Collesalvetti, iniziando a parlare anche con Pisa, perché se valorizziamo il territorio questa zona può diventare il motore economico della Toscana. Abbiamo il grande volano del turismo, finora snobbato, che potrebbe essere usato da tanti giovani per inserirsi nel mondo del lavoro. Se iniziassimo a muoverci nella direzione giusta i risultati non tarderebbero ad arrivare perché le potenzialità le abbiamo. Creando le condizioni per uno sviluppo arriverà il lavoro, e i giovani saranno quelli che avranno le migliori possibilità di cogliere le opportunità, perché sono freschi, liberi, creativi, attivi. Aspettano solo delle opportunità, mentre questa città finora gli ha proposto solo di essere di “disoccupati all’Ardenza” o “ingegneri a Milano”.
- La politica "civica" è spesso tesa all'ascolto dei cittadini direttamente dalla "strada". Credi che la politica debba seguire questa strada ad ogni costo? Si possono conciliare tutte le richieste popolari con le dinamiche reali di un'amministrazione?
Ascoltare i cittadini è sempre importante. Però poi occorre decidere. In politica non esistono decisioni che mettono tutti d’accordo. La politica autorevole è quella che è in grado di scontentare, nel senso che sa prendere una decisione nell’interesse generale e sa spiegarlo trasparentemente a chi non è d’accordo. A Livorno invece si è assistito ad un fenomeno curioso. Si è dato ascolto a chi urlava di più. Risultato è che si è assistito ad una corsa di comitati per fare le proteste più roboanti, con l’aiuto di una politica in cerca di facili consensi. Beninteso, ci sono proteste sacrosante e tutti devono potersi esprimere come credono. Però se ascoltiamo solo quelli che urlano, finisce che non ascoltiamo più i tanti che stanno zitti. La politica invece deve saper ascoltare anche chi non parla.
- Livorno aveva uno dei porti più importanti d'Italia e d'Europa, ma ora perde posizioni di anno in anno. Qual è la strategia di PpL per invertire la tendenza? Quali i servizi per i crocieristi che mancano e dovrebbero esserci?
Come ho già detto, ci sono molte cose che si possono fare, superando prima di tutto la resistenza al cambiamento che hanno molti di coloro che oggi operano in porto. Occorre approvare il nuovo PRG che riorganizza le aree del porto in modo più razionale. Con esso, tra le altre cose, si fissa ufficialmente che la concessione dell’Alto Fondale dovrà andare alla Porto2000, assegnando in cambio alla CILP il Molo Italia Nord (di cui sono partite le procedure per il dragaggio). Poi si deve compattare tutti gli enti pubblici del territorio sulla necessità di trovare i finanziamenti e dare il via alla Darsena (o Piattaforma) Europa. Infatti se non provvediamo ad ampliare il porto creando aree adatte ad accogliere le nuove grandi portacontainers il gigantismo navale finirà per tagliare fuori il nostro porto dalla maggior parte delle rotte commerciali. Occorre collegare con la ferrovia l’Interporto e il Porto. Per le crociere e il turismo in generale, noi abbiamo un vero tesoro costituito da Fortezza Vecchia (dove potrebbe sorgere la Stazione Marittima), Ex-Macelli e Forte San Pietro (riprendendo il progetto del polo espositivo abbandonato nel 2009), Fortezza Nuova (che potrebbe diventare il polo delle associazioni culturali) e dal bellissimo quartiere Venezia (nel quale andrebbe prima di tutto fermato lo sciagurato progetto di Piazza del Luogo Pio che prevede la costruzione di ben 5 condomini di sei piani!). Sui servizi per le crociere, poi, non dobbiamo pensare che sia il pubblico a dover fare tutto. Anzi, dobbiamo dare spazio ai privati più dinamici e svegli, e non a quelli “idelogicamente orientati”. Insomma, c’è moltissimo da fare.
- Quali rimedi propone PpL alla diaspora dall'asl labronica a quella di Pisa?
Molti legano la qualità della nostra sanità alla questione del Nuovo Ospedale. In realtà se gli appuntamenti per una mammografia vengono oggi dati dopo 15 mesi, non è che con la nuova struttura qualcosa cambierà. La sanità non è fatta solo di edifici, ma anche di persone, professionalità e organizzazione. Per troppo tempo si è invece subordinato tutto alla discussione sulla nuova struttura. Un Sindaco deve rappresentare alla Regione e all’ASL la richiesta dei cittadini di avere una sanità più efficiente, mentre l’impressione è che abbiamo avuto una amministrazione che era più parte in causa che non “cliente” del servizio. Detto questo, poi, occorre essere realistici. Il fatto che l’Ospedale Pisa sia una struttura di rilevanza regionale significa che Livorno deve saper offrire con buona efficienza tutti i servizi di base, ma poi potrà puntare solo su alcune delle specializzazioni, per le quali servono investimenti e la volontà di chiamare il miglior personale disponibile.
- Livorno ha quasi completamente dimenticato la sua storia. Molti monumenti, opere d'arte, luoghi storici, sono abbandonati e decadenti. Cosa proponete in merito?
La radice di tutti i problemi livornesi è culturale. Avremmo una storia meravigliosa di tolleranza e integrazione, parlo delle Leggi Livornine, ma non la facciamo conoscere. Dagli anni ‘70 la scritta “MSI Fuorilegge” deturpa il muro della Fortezza Nuova, come a voler congelare questa città in un limbo senza tempo che affonda le sue radici, appunto, in quell’epoca. Il 2013 è il 150° anniversario della nascita di Mascagni, ma non si ha notizia di manifestazioni organizzate dall’Amministrazione. Il museo mascagnano che avevamo è stato chiuso. Il Museo Fattori di Villa Mimbelli incassa un sesto di quello che ci costa. Mentre le Terme del Corallo di degradano, si è scambiata la realizzazione di ben sei condomini con la sistemazione del solo giardino. Anche con gli eventi, Effetto Venezia è una manifestazione di poco più di una settimana fatta per dare ai livornesi una “abbuffata di tutto”, ma è preceduta e seguita dal nulla o poco più. Senza contare che la promozione di Livorno all’esterno è inesistente. Ecco allora alcune delle idee che proponiamo. Intanto, diciamo che le risorse pubbliche sono davvero scarse in questo momento, quindi occorre trovare strade nuove per finanziare le attività. Parliamo di ricerca di fondi europei, di coinvolgimento dei privati, di mecenatismo, di crowdfunding. “Effetto Venezia” deve diventare “Estate in Venezia”, una manifestazione in cui gli spettacoli siano diluiti in tutta l’estate, e che sia finalmente promossa adeguatamente per attirare persone da fuori. Vogliamo che si riprenda il progetto di realizzare un Polo Espositivo agli Ex-Macelli. Stiamo studiando la possibilità di riaprire la Fortezza Nuova rendendola un polo delle associazioni culturali e allestendovi un palco all’aperto che ospiti ogni sera d’esatte una esibizione di una delle tante associazioni artistiche e culturali che abbiamo. Perché malgrado la cappa di polvere che copre la città, sotto la cenere si agita ancora una grande vitalità, che è la nostra forza. Vogliamo riqualificare le cantine della Venezia con un progetto pubblico-privato che recuperi le risorse con le attività che in esse potranno successivamente aprire.
- Come credi finiranno le prossime elezioni? Ci sarà il ballottaggio? Il PD gode ancora di abbastanza fiducia da parte dei cittadini per considerarsi già il vincitore indiscusso delle prossime elezioni?
Non credo che nessuno possa più pensare di vincere a mani basse. A partire dal PD, perché lo scontento che c’è in città è davvero palpabile. E’ molto probabile che si andrà al ballottaggio e noi auspichiamo che il secondo turno diventi uno scontro tra la conservazione e il cambiamento. A quel punto i livornesi dovrebbero interrogarsi su quale è la città che vogliono.
- Cristiano, tu sei stato vicesindaco nella giunta Cosimi, come rispondi a chi ti critica per questo e usa questo argomento come deterrente al voto per PpL?
Chi mi conosce sa che sono sempre il solito e dico ora le stesse cose che dicevo allora. Ero entrato in un partito perché pensavo che per cambiare le cose fosse meglio farlo “dall’interno” e sono arrivato fino al ruolo di vicesindaco. Lì ho operato lealmente come parte di una squadra di maggioranza con le mie competenze. NOn è stato facile, perché di certo non ho avuto l’appoggio del mio ex-partito, che faceva la guerra a tutto e a tutti. Una volta uscito, però, ho deciso che questa volta il miglior modo per parlare di cambiamento era quello di farlo apertamente, senza entrare in contesti che si fingono progressisti ma in realtà sono conservatori. E così ho fatto. Senza contare che “Progetto per Livorno” non è una “Lista Toncelli”, ma progetto plurale, che a sua volta intende essere parte di qualcosa di ancora più plurale.
- Cristiano, per prima cosa raccontaci, cos'è Progetto per Livorno? In cosa si distingue dalle altre liste civiche? Ci puoi brevemente descrivere il percorso dalla nascita ai giorni nostri?
PpL è nato a febbraio 2012, inizialmente per iniziativa di alcuni che avevano lasciato IDV, ma poi presto allargandosi a comprendere persone con storia politica diversa ma accumunate dalla stessa passione, quella che ci porta a sognare una Livorno ben diversa da quella che abbiamo, più dinamica, più aperta, più solidale.
- Livorno soffre di una crisi d'identità senza precedenti, qual è la causa a tuo parere? Quali le soluzioni che propone PpL?
Livorno non ha propriamente una crisi di identità. E’ anzi il suo voler non cambiare mai identità a portarla in
crisi. E’ il suo voler non cambiare mai in un mondo che cambia velocemente ad averla portata al declino. Stando fermi quando gli altri avanzano di fatto si rimane indietro, ciò che appunto è successo a Livorno. Per superare questo, PpL costruisce la sua proposta politica su tre temi. Il primo è “Apertura”, che significa che Livorno deve smettere di credersi un mondo a parte. Deve anzi iniziare a pianificare il suo sviluppo con i territori adiacenti (mentre ancora oggi si continua a pensare di poter fare un Piano Strutturale senza Collesalvetti). Deve saper accogliere chi viene per investire (mentre oggi le occasioni che arrivano dall’esterno sono malviste perché mettono a rischio l’equilibrio esistente). Deve saper accogliere i turisti (mentre invece siamo stati capaci di mandarli via, vedi il disastro che è stato fatto con le navi da crociera). Deve saper dare spazio alla libera iniziativa e alla creatività (che invece sono viste male perché rompono la corazza del conformismo). Il secondo tema che per PpL è fondamentale è “Trasparenza”. Le decisioni di questa città sono discusse e prese in totale opacità e poi applicate nelle istituzioni, frutto di una politica in cui amministrazioni e partiti (anzi, un solo partito) si considerano una cosa sola. Serve invece una condivisione per costruire un futuro che sia di tutti. Serve partecipazione, ma non parliamo dei chiacchierifici che sono stati “Pensiamo in Grande” e “Cisternino 2020”. Faccio un esempio: per ristrutturare lo Chalet della Rotonda si è calata la solita soluzione dall’alto, ma si poteva invece pensare di aprire un concorso aperto di idee, ricevendo più progetti diversi (anche se economicamente equivalenti), e chiedere ai cittadini di scegliere quello che preferivano. “Trasparenza” significa poi anche che le stesse regole devono valere per tutti, mentre oggi ci sono pochi a cui è permesso tutto e molti a cui non è permesso nulla. Infine c’è “Solidarietà”. Il campo del sociale è quello più emblematico. Abbiamo un numero enorme di alloggi popolari ma siamo la capitale degli sfratti. Perché? Perché le case popolari non sono oggi occupate da chi ha più bisogno, e così per tante altre cose. Non si è capito che la crisi ha colpito duramente il tessuto sociale di questa città e che si doveva adattare il metro con cui si spendevano le risorse. Il risultato è che non si è dato risposta sufficiente alle nuove emergenze. Risultato paradossale che vediamo è che le politiche sociali hanno finito per farle più i collettivi che operano illegalmente che le istituzioni.
- Come giudichi l'operato della giunta Cosimi?
L’operato di una giunta si giudica dallo stato di una città, che è sotto gli occhi di tutti. Purtroppo tantissimi temi non sono stati sviluppati come dovevano. Il più delle cose sono state rinviate, perché la colpa più grave è aver rinunciato alla prima opposizione che sorgeva. Beninteso, quando ho fatto parte della giunta per poco più di un anno ho cercato di dare al meglio il mio contributo, quindi mi carico della mia parte di responsabilità, ma dico anche se si pensa che la colpa sia solo del Sindaco e della giunta non si coglie veramente l’essenza del problema. Anche ove l’Amministrazione sarebbe stata intenzionata ad andata avanti, erano i partiti a mettersi di traverso. In particolare il PD, ormai è incapace di essere motore di innovazione. Nell’impossibilità di riuscire a generare una visione nuova (qualcuno ricorda lo slogan “Livorno che guarda oltre”?), l’unico modo che ha di tenere in equilibrio le diverse correnti è il non fare nulla, perché così non scontenta nessuno. Però così non si va da nessuna parte.
- PpL difficilmente vincerà le elezioni, partendo da questo, cosa ti auspichi per le prossime amministrative? Chi ti auguri vinca (realisticamente)? Sareste disposti a collaborare con un'eventuale maggioranza a voi gradita?
Noi ci auguriamo che vinca il cambiamento, che per noi è una nuova visione di città costruita sul pragmatismo di idee concrete e non sulle sirene del populismo. Per poter sperare in questa vittoria bisogna però dare ai cittadini questa opzione sulla scheda elettorale. Questo è il nostro obiettivo, e speriamo di non essere da soli a perseguirlo. Non siamo interessati a fare le ruote di scorta di qualcuno, ma ad essere parte delle energie di questa città che intendono mettersi in gioco in un progetto che rovesci il conformismo e l’immobilismo che imperano. Detto questo, se guardiamo al panorama politico non ci resta che l’imbarazzo della scelta su dove sia la padella e dove la brace. Vediamo un gran deserto di proposte riempito di chiacchiere e litigi. Siamo sconfortati se guardiamo ad un PD perennemente impegnato in infinite lotte tra correnti, oppure ad un PdL frammentato oltre ogni misura che magari pensa che proporre una conservazione di segno opposto si possa scambiare per cambiamento, o ancora ad un Movimento 5 Stelle già diviso al suo interno e praticamente inesistente nelle proposte. No, per ora non sappiamo cosa auspicare, a meno che qualcuno non sia disposto ad iniziare a parlare sul serio di “apertura”, “trasparenza” e “solidarietà”.
- Uno dei problemi principali della città è la mancanza di lavoro. Cosa proponete al riguardo? Si può realisticamente pensare di migliorare le cose a prescindere dalla situazione nazionale?
Certo che si può! Realisticamente nessuno può promettere di “creare il lavoro”, ma si può promettere di “creare le condizioni per creare il lavoro”. Livorno ha una enorme potenzialità, finora sfruttata solo in piccola parte, costituita dal suo porto e dal suo territorio. Basterebbe intanto smettere di difendere strenuamente gli orticelli che occupano il nostro scalo e dare spazio agli imprenditori più dinamici (di Livorno o di fuori che siano, senza guardare in faccia a nessuno) perché si inverta la tendenza al declino. Sempre sul porto, guardando al lungo termine, dobbiamo puntare alla realizzazione della “Darsena Europa”, cioè all’espansione a mare dello scalo. Abbiamo un Interporto di Guasticce quasi inutilizzato che dovremmo trasformare in retroporto collegandolo via ferrovia alle banchine. Dal punto di vista urbanistico dobbiamo iniziare finalmente una pianificazione congiunta con Collesalvetti, iniziando a parlare anche con Pisa, perché se valorizziamo il territorio questa zona può diventare il motore economico della Toscana. Abbiamo il grande volano del turismo, finora snobbato, che potrebbe essere usato da tanti giovani per inserirsi nel mondo del lavoro. Se iniziassimo a muoverci nella direzione giusta i risultati non tarderebbero ad arrivare perché le potenzialità le abbiamo. Creando le condizioni per uno sviluppo arriverà il lavoro, e i giovani saranno quelli che avranno le migliori possibilità di cogliere le opportunità, perché sono freschi, liberi, creativi, attivi. Aspettano solo delle opportunità, mentre questa città finora gli ha proposto solo di essere di “disoccupati all’Ardenza” o “ingegneri a Milano”.
- La politica "civica" è spesso tesa all'ascolto dei cittadini direttamente dalla "strada". Credi che la politica debba seguire questa strada ad ogni costo? Si possono conciliare tutte le richieste popolari con le dinamiche reali di un'amministrazione?
Ascoltare i cittadini è sempre importante. Però poi occorre decidere. In politica non esistono decisioni che mettono tutti d’accordo. La politica autorevole è quella che è in grado di scontentare, nel senso che sa prendere una decisione nell’interesse generale e sa spiegarlo trasparentemente a chi non è d’accordo. A Livorno invece si è assistito ad un fenomeno curioso. Si è dato ascolto a chi urlava di più. Risultato è che si è assistito ad una corsa di comitati per fare le proteste più roboanti, con l’aiuto di una politica in cerca di facili consensi. Beninteso, ci sono proteste sacrosante e tutti devono potersi esprimere come credono. Però se ascoltiamo solo quelli che urlano, finisce che non ascoltiamo più i tanti che stanno zitti. La politica invece deve saper ascoltare anche chi non parla.
- Livorno aveva uno dei porti più importanti d'Italia e d'Europa, ma ora perde posizioni di anno in anno. Qual è la strategia di PpL per invertire la tendenza? Quali i servizi per i crocieristi che mancano e dovrebbero esserci?
Come ho già detto, ci sono molte cose che si possono fare, superando prima di tutto la resistenza al cambiamento che hanno molti di coloro che oggi operano in porto. Occorre approvare il nuovo PRG che riorganizza le aree del porto in modo più razionale. Con esso, tra le altre cose, si fissa ufficialmente che la concessione dell’Alto Fondale dovrà andare alla Porto2000, assegnando in cambio alla CILP il Molo Italia Nord (di cui sono partite le procedure per il dragaggio). Poi si deve compattare tutti gli enti pubblici del territorio sulla necessità di trovare i finanziamenti e dare il via alla Darsena (o Piattaforma) Europa. Infatti se non provvediamo ad ampliare il porto creando aree adatte ad accogliere le nuove grandi portacontainers il gigantismo navale finirà per tagliare fuori il nostro porto dalla maggior parte delle rotte commerciali. Occorre collegare con la ferrovia l’Interporto e il Porto. Per le crociere e il turismo in generale, noi abbiamo un vero tesoro costituito da Fortezza Vecchia (dove potrebbe sorgere la Stazione Marittima), Ex-Macelli e Forte San Pietro (riprendendo il progetto del polo espositivo abbandonato nel 2009), Fortezza Nuova (che potrebbe diventare il polo delle associazioni culturali) e dal bellissimo quartiere Venezia (nel quale andrebbe prima di tutto fermato lo sciagurato progetto di Piazza del Luogo Pio che prevede la costruzione di ben 5 condomini di sei piani!). Sui servizi per le crociere, poi, non dobbiamo pensare che sia il pubblico a dover fare tutto. Anzi, dobbiamo dare spazio ai privati più dinamici e svegli, e non a quelli “idelogicamente orientati”. Insomma, c’è moltissimo da fare.
- Quali rimedi propone PpL alla diaspora dall'asl labronica a quella di Pisa?
Molti legano la qualità della nostra sanità alla questione del Nuovo Ospedale. In realtà se gli appuntamenti per una mammografia vengono oggi dati dopo 15 mesi, non è che con la nuova struttura qualcosa cambierà. La sanità non è fatta solo di edifici, ma anche di persone, professionalità e organizzazione. Per troppo tempo si è invece subordinato tutto alla discussione sulla nuova struttura. Un Sindaco deve rappresentare alla Regione e all’ASL la richiesta dei cittadini di avere una sanità più efficiente, mentre l’impressione è che abbiamo avuto una amministrazione che era più parte in causa che non “cliente” del servizio. Detto questo, poi, occorre essere realistici. Il fatto che l’Ospedale Pisa sia una struttura di rilevanza regionale significa che Livorno deve saper offrire con buona efficienza tutti i servizi di base, ma poi potrà puntare solo su alcune delle specializzazioni, per le quali servono investimenti e la volontà di chiamare il miglior personale disponibile.
- Livorno ha quasi completamente dimenticato la sua storia. Molti monumenti, opere d'arte, luoghi storici, sono abbandonati e decadenti. Cosa proponete in merito?
La radice di tutti i problemi livornesi è culturale. Avremmo una storia meravigliosa di tolleranza e integrazione, parlo delle Leggi Livornine, ma non la facciamo conoscere. Dagli anni ‘70 la scritta “MSI Fuorilegge” deturpa il muro della Fortezza Nuova, come a voler congelare questa città in un limbo senza tempo che affonda le sue radici, appunto, in quell’epoca. Il 2013 è il 150° anniversario della nascita di Mascagni, ma non si ha notizia di manifestazioni organizzate dall’Amministrazione. Il museo mascagnano che avevamo è stato chiuso. Il Museo Fattori di Villa Mimbelli incassa un sesto di quello che ci costa. Mentre le Terme del Corallo di degradano, si è scambiata la realizzazione di ben sei condomini con la sistemazione del solo giardino. Anche con gli eventi, Effetto Venezia è una manifestazione di poco più di una settimana fatta per dare ai livornesi una “abbuffata di tutto”, ma è preceduta e seguita dal nulla o poco più. Senza contare che la promozione di Livorno all’esterno è inesistente. Ecco allora alcune delle idee che proponiamo. Intanto, diciamo che le risorse pubbliche sono davvero scarse in questo momento, quindi occorre trovare strade nuove per finanziare le attività. Parliamo di ricerca di fondi europei, di coinvolgimento dei privati, di mecenatismo, di crowdfunding. “Effetto Venezia” deve diventare “Estate in Venezia”, una manifestazione in cui gli spettacoli siano diluiti in tutta l’estate, e che sia finalmente promossa adeguatamente per attirare persone da fuori. Vogliamo che si riprenda il progetto di realizzare un Polo Espositivo agli Ex-Macelli. Stiamo studiando la possibilità di riaprire la Fortezza Nuova rendendola un polo delle associazioni culturali e allestendovi un palco all’aperto che ospiti ogni sera d’esatte una esibizione di una delle tante associazioni artistiche e culturali che abbiamo. Perché malgrado la cappa di polvere che copre la città, sotto la cenere si agita ancora una grande vitalità, che è la nostra forza. Vogliamo riqualificare le cantine della Venezia con un progetto pubblico-privato che recuperi le risorse con le attività che in esse potranno successivamente aprire.
- Come credi finiranno le prossime elezioni? Ci sarà il ballottaggio? Il PD gode ancora di abbastanza fiducia da parte dei cittadini per considerarsi già il vincitore indiscusso delle prossime elezioni?
Non credo che nessuno possa più pensare di vincere a mani basse. A partire dal PD, perché lo scontento che c’è in città è davvero palpabile. E’ molto probabile che si andrà al ballottaggio e noi auspichiamo che il secondo turno diventi uno scontro tra la conservazione e il cambiamento. A quel punto i livornesi dovrebbero interrogarsi su quale è la città che vogliono.
- Cristiano, tu sei stato vicesindaco nella giunta Cosimi, come rispondi a chi ti critica per questo e usa questo argomento come deterrente al voto per PpL?
Chi mi conosce sa che sono sempre il solito e dico ora le stesse cose che dicevo allora. Ero entrato in un partito perché pensavo che per cambiare le cose fosse meglio farlo “dall’interno” e sono arrivato fino al ruolo di vicesindaco. Lì ho operato lealmente come parte di una squadra di maggioranza con le mie competenze. NOn è stato facile, perché di certo non ho avuto l’appoggio del mio ex-partito, che faceva la guerra a tutto e a tutti. Una volta uscito, però, ho deciso che questa volta il miglior modo per parlare di cambiamento era quello di farlo apertamente, senza entrare in contesti che si fingono progressisti ma in realtà sono conservatori. E così ho fatto. Senza contare che “Progetto per Livorno” non è una “Lista Toncelli”, ma progetto plurale, che a sua volta intende essere parte di qualcosa di ancora più plurale.
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