Foto da quilivorno.it |
Anche oggi dobbiamo assistere all'ennesimo atterramento di un ciclista sulla strada. Intanto mi preme fare gli auguri di pronta, prontissima guarigione al ciclista che stamattina è stato gravemente ferito davanti alla Baracchina Rossa e colgo l'occasione per parlare di un argomento che mi sta particolarmente a cuore: la sicurezza dei ciclisti.
Livorno non è proprio una città a misura di "pedalatore" ci sono, è vero, delle piste ciclabili, ma le loro condizioni rendono molto perplessi. La pista sul mare, quella che va dai cantieri alla Baracchina Rossa, è mal segnalata e in completa commistione col camminamento pedonale (che la rende impraticabile ai ciclisti nei momenti di punta, specialmente la sera) e chi la percorre tutti i giorni troverà sicuramente più comodo spostarsi direttamente sulla strada. Paradossalmente si rischia meno. La pista sul Viale Carducci si ferma addirittura in mezzo al nulla e costringe i ciclisti ad esporsi pericolosamente in una delle vie più trafficate d'Italia. Ma la questione non riguarda solo l'aspetto urbanistico, ma anche quello "civico", lacunoso in tutte le categorie. I pedoni attraversano le piste ciclabili come se fossero solo ed esclusivamente pedonali, con tanto di "crocchi" tra comari con passeggini e ingombranti borse, o ingombranti agglomerati di persone che non accennano minimamente a lasciare un varco per le biciclette. I ciclisti a volte esagerano con la velocità o hanno spesso l'abitudine, quando sono in compagnia, di viaggiare appaiati (a volte anche in 3 o 4) occupando spazio non richiesto o l'abitudine di intendere in maniera pittoresca i sensi unici e i divieti in generale. Gli automobilisti (che a Livorno sono particolarmente indisciplinati, vedasi i premi assicurativi) non accettano che alla loro destra scorra anche qualche bicicletta, nonostante nel codice della strada sia considerata un veicolo come gli altri (con diritti e doveri), mettendo a rischio il povero ciclista che nel traffico spesso è paragonabile ad un fantasma (o al famoso figlio del vetraio). Credo che per prima cosa andrebbero portate avanti campagne di sensibilizzazione verso tutte e tre le categorie, sopratutto ora che la bicicletta, visto il periodo di crisi, sta diventando uno strumento sempre più utilizzato, ma non si può comunque lasciare la città alla mercé del caos. Io stesso uso spesso la bicicletta e mi rendo conto di quanto sia difficile districarsi per le vie cittadine. Piazza della Repubblica è un terno al lotto, Via Mentana è un imbuto e si rischia sempre di essere "lisciati", Viale Petrarca e Boccaccio sono un tentativo di suicidio, passare il ponte per andare al porto è un'esperienza simile ad una corrida (e non parliamo del malcapitato che volesse inavvertitamente andare verso Tirrenia in bici). Nella realtà dei fatti le piste ciclabili livornesi sanno molto più di "piste di presenza", per dire che ci sono, che di piste con un filo logico. Spesso ci si ritrova a dover transitare in luoghi molto trafficati senza la minima tutela, questo è intollerabile. Oltretutto la città è piena di grandi strade la cui utilità è tutta da verificare (ricordo uno studio olandese che mostrava quanto la velocità aumentasse con l'allargamento della strada e viceversa), che sarebbero perfette per l'inserimento di piste ciclabili vere e proprie. Questo andrebbe incontro alle esigenze di tutti, perché una città a misura di ciclista è contemporaneamente a misura di pedone e di automobilista, ed è una città che garantisce la sicurezza reciproca ed una cultura del rispetto e Livorno avrebbe un gran bisogno di una politica tesa ad infondere tale cultura, qualità purtroppo molto latitante dalle nostre parti.
Per l'amor di dio basta rendere le carreggiate dei cunicoli pericolosissimi per far posto alle piste ciclabili, non pagano nè bollo, nè assicurazione, se causano incidenti come spesso accade neppure rimborsano i danni a persone o cose
RispondiEliminaSeppur molto dispiaciuta per il ciclista investito, e con l'occasione augurandogli una pronta guarigione, ci tengo a precisare che: a Livorno non mancano solo le piste ciclabili, ma i marciapiedi (chiamati tali perché ci dovrebbero camminare i pedoni, e magari le mamme con le carrozzine), perché sui marciapiedi ci sono auto parcheggiate, e gli ausiliari del traffico sono ciechi, passano accanto a queste auto, ma!!!!! si preoccupano di dare la multa a chi non ha posto il tagliandino. Tornando ai ciclisti, direi che pochi, ma veramente pochi ciclisti conoscono il codice della strada per la circolazione delle biciclette!!! infatti dimenticano che il suddetto codice dice: i ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pedoni. In tal caso sono assimilati a questi ultimi e devono usare la comune diligenza e la comune prudenza. Tale comportamento deve essere tenuto anche nel caso di attraversamento di carreggiate a traffico particolarmente intenso e, in generale, dove le circostanze lo richiedano.
RispondiEliminaIn particolare, gli attraversamenti pedonali sono tali perchè utilizzabili esclusivamente dai pedoni. Pertanto i ciclisti possono usufruirne esclusivamente a piedi tenendo il velocipede a mano. "scendere e risalire anche per brevi tratti può sembrare all’apparenza faticoso e poco favorevole al ciclista, ma tale prescrizione è imposta per motivi di sicurezza." Tutto ciò per dire che ci vuole rispetto, Ricordiamoci che avere la precedenza non significa prendersela a tutti i costi: la parte debole della circolazione sono proprio i pedoni ed i ciclisti ed anche i veicoli sono soggetti a regole della fisica in base alle quali l’auto non si arresta nel momento in cui il conducente percepisce il pericolo. Massima attenzione dunque!