Costa Concordia: la nave della discordia e delle occasioni perdute.

Foto Afp
L'argomento che va per la maggiore in questi giorni e', per ovvi motivi, il raddrizzamento della Nave Concordia. Non parlerò di Schettino, ne' mi inoltrerò in esaltazioni dell'opera ingegneristica partorendo sterili metafore tra il raddrizzamento della nave e quello del nostro Paese. Come mio solito mi concentrerò su Livorno e di quanto la nostra città sia priva di copertura "politica".

Ebbene si, Livorno dimostra il suo isolamento politico ancora una volta e la faccenda Concordia lo palesa in tutti i suoi limiti. Perché dico questo? Perché le notizie delle ultime ore non solo accertano l'indecisione sul futuro del relitto, ma certificano anche una notizia molto triste: il porto di Livorno non sara' sicuramente il luogo che ospiterà i lavori di demolizione della Concordia. Questa notizia mi lascia sgomento nella maniera più assoluta.
Si e' infatti calcolato che attorno allo smembramento della nave ruoterà un discreto giro d'affari, tanto da garantire l'occupazione per 4-500 persone per addirittura due anni (forse quattro o cinque visti i tempi italiani). Un'occasione d'oro per la nostra città che soffre più di molte altre di una crisi occupazionale mai vista. Eppure gli assist non sono mancati: Rossi, Presidente della Regione, in tempi non sospetti si fece sponsor della nostra città visto che il porto di Livorno ha le caratteristiche perfette per l'opera di demolizione, oltre ad essere nettamente il più vicino insieme a quello di Piombino, una cooperazione tra Livorno e Piombino sarebbe stata il suggellamento della capacita' della Toscana di farsi valere in termini politici ed economici. Ma mentre Piombino gode evidentemente di maggior peso politico, Livorno si e' persa per strada, tanto che ora si fanno addirittura nomi di porti lontanissimi, addirittura esteri. (vista anche la Costa che cerca in tutti i modi di far svolgere le operazioni in porti del mediterraneo orientale per abbattere i costi e sfuggire alle severe leggi italiane)
Foto Ansa

Forse non tutti sanno che lo Stato ha definito la Nave Concordia come "rifiuto speciale" e quindi, in ottemperanza alle direttive, lo scafo dovrebbe percorrere meno chilometri possibili per essere poi smaltito, deve essere trasportato in uno scalo con adeguate misure di sicurezza (Livorno e' stata recentemente premiata per questo) e in un luogo che abbia le competenze professionali adeguate. Praticamente avrebbero fatto prima a scrivere "Porto di Livorno". Ma si sa, dove girano i soldi vi sono pressioni politiche evidentissime e nessuno vuole mollare l'osso tranne, ovviamente, la politica livornese.
Politica che sarebbe disposta a scannarsi per un assessorato, ma quando si parla di posti di lavoro e ripresa
Foto di porto.livorno.it
economica della città magicamente perde tutta la sua foga. Forse perché sempre concentrata a mantenere lo status quo del suo avamposto, senza essere riuscita a ritagliarsi uno spazio in Parlamento. Ci ritroviamo nel paradosso di una Livorno che ha avuto sempre la stessa bandiera ma che in quella bandiera non conta niente. La cosa che fa ancora più male e' che la politica locale si e' espressa addirittura contro l'ipotesi della Concordia a Livorno (a parte qualche rara eccezione, vedasi l'Ass. Nebbiai, unica voce fuori dal coro nella giunta).
Fa quasi commuovere il tentativo dei "riparatori navali" di Livorno di auto pubblicizzarsi, promettendo addirittura un restyling completo del grande bacino del porto con annesse riparazioni finalizzate allo svolgimento della grande mole di lavoro (a braccetto con Gestione Bacini) . Appello evidentemente rimasto inascoltato, forse perché ciò avrebbe favorito una corrente rispetto ad un'altra.  E' palese che il nostro porto soffra tremendamente degli interessi politici che gli ruotano attorno, interessi che spesso vanno a discapito di quelli economici. E mentre la politica livornese si spende per arroccare se' stessa, Livorno perde un'altra occasione. L'ennesima.              






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