Il sogno di un Festival Multiculturale a Livorno

« (...) A tutti voi, mercanti di qualsivoglia nazione, Levantini, Ponentini, Spagnoli, Portoghesi, Greci, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani ed altri [...] concediamo [...] reale, libero e amplissimo salvacondotto e libera facoltà e licenza che possiate venire, stare, trafficare, passare e abitare con le famiglie e, senza partire, tornare e negoziare nella città di Pisa e terra di Livorno (...) » 


(Ferdinando I de' Medici, Proclamazione della Legge Livornina, 30 luglio 1591)


Come già detto Livorno nasce grazie ad un miscuglio di razze e religioni, una sorta di Babele del XVII° secolo in cui era possibile trovare ebrei e musulmani occupati in vigorose contrattazioni commerciali. La nostra città non sarebbe mai esistita senza le leggi livornine e le loro chiare implicazioni multiculturali, eppure alla prova del tempo queste radici si sono perse nei meandri della memoria. In pochi conoscono la nostra storia e tra quei pochi bisogna ammettere che gran parte non sono neanche livornesi. 
Proprio per questo ritengo che Livorno debba tornare alle origini, non per un anacronistico capriccio conservatore, ma al contrario per dare senso ad una storia che oggi sarebbe estremamente moderna e progressista. Viviamo in un mondo che necessita sempre più di politiche di integrazione e di coesione sociale, quale miglior modo per fare di Livorno un esempio per il mondo intero? A me piacerebbe che la nostra città si facesse patria di un grande Festival Multiculturale, in quanto città che è storicamente permeata ed intrisa di scambi culturali tra i più differenti e lontani popolo del mondo. Unica città europea senza il ghetto ebraico e luogo dove attualmente, seppur in proporzioni molto minori rispetto al passato, coesistono le comunità cristiana, ebraica e musulmana. Il luogo ideale per una kermesse sull'argomento.

Ed è così che me lo immagino: una tre giorni estiva in cui siano invitati a partecipare tutti gli esponenti dei vari credo religiosi e delle etnie presenti in città; tre giornate dedicate magari inizialmente alle confessioni più diffuse (per poi spingersi sempre più in là nelle edizioni successive), con spettacoli musicali, teatrali e di danza propri di ogni cultura e grandi tavolate in cui si servano i piatti tipici delle varie tradizioni. Il tutto condito da dibattiti sul tema dell'integrazione e della coesione sociale, con la presenza di personaggi di spicco. Esistono molte forme di espressione artistica in cui arabi ed israeliani cantano, suonano, ballano insieme e sarebbe un grande onore fare di Livorno il palcoscenico per mostrare quanto bella sia l'integrazione più genuina. Così come vi sono gruppi aborigeni australiani che sperimentano il jazz americano e tanti altri esempi di arte che unisce i popoli. Credo che la nostra città saprebbe accogliere nel migliore dei modi un evento del genere e potrebbe farne un appuntamento annuale sempre più completo e di rilevanza nazionale ed internazionale. Livorno ha la storia adatta e gli strumenti necessari, serve solo un regista che sappia cosa e come farlo. E questa, purtroppo, è la grande nota dolente. 

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